50 anni. Niente lavoro. Niente più moglie. Niente più casa. Una stanza. Tre coinquilini. Di 25 anni più giovani.
Gianni è un uomo mite, tranquillo, senza pretese. Sposato da vent’anni, lavora come impiegato. Un giorno, come succede, viene licenziato a causa del fallimento della banca. Poco dopo anche la moglie lo lascia, perché stufa di vedere come si sia lentamente arreso alla routine quotidiana, portandosi via il figlioletto di 7 anni. Assodato che persino i genitori ottuagenari non lo vogliono con loro, da un giorno all’altro il buon Gianni è costretto a cercarsi una nuova sistemazione e un nuovo impiego. Calcoli alla mano, l’unica possibilità per le sue tasche è quella di andare a vivere con tre studenti/lavoratori/fancazzisti poco più che ventenni. I tre scelgono di piazzare in casa un uomo che è tutto fuorché il paradigma del buon coinquilino, un po’ per il gusto dell’avventura, un po’ perché gli servono i soldi dell’affitto. Ecco quindi che Gianni, fra ritardi nei pagamenti delle bollette, turni delle pulizie e della spesa, e poi sesso, alcol, feste, continui problemi di lavoro, soldi e fiducia nel futuro, proverà a cavarsela da solo per la prima volta nella vita, nella speranza di riconquistare la moglie e di riprendersi il posto che gli spetta. Ad aiutarlo in queste ripetizioni di vita vissuta ci sono tre fra i peggiori maestri che si possano incontrare. A qualsiasi età.